Ultima modifica: 24 Febbraio 2018

Come possiamo aspettarci che imparino una lingua se li teniamo incollati alla sedia? – Attività didattica in movimento

“Come possiamo aspettarci che imparino una lingua se li teniamo incollati alla sedia?”: oltre che il titolo di un seminario internazionale della Dilit International House risalente addirittura al 2007, è uno dei presupposti che dovrebbe guidare l’azione didattica di ogni insegnante (probabilmente di ogni ordine e grado e non solo di lingue straniere) che sostenga la centralità dello studente nel processo di apprendimento, la validità della cooperazione fra pari, l’attenzione al processo più che al prodotto…
L’importanza del movimento in contesto scolastico, non limitatamente alle ore di attività motoria, è inoltre stata al centro dei lavori nel corso del primo incontro del progetto Erasmus+ dal titolo “Be healthy, Be smart, Be Europe“, tenutosi in Germania lo scorso novembre, a cui ha partecipato un gruppo di insegnanti e alunni del liceo scientifico Antonino Russo Giusti in rappresentanza dell’Istituto Francesco Redi di Paternò.

È in tale contesto che si è posta l’iniziativa didattica messa in atto dalla professoressa Anna Campisi Policano nella classe II sezione B del suddetto Liceo Scientifico.
L’attività didattica prende il nome di Staffetta Analitica e il lavoro di preparazione e gestione da parte dell’insegnante viene spiegato nel testo “Movimente. Attività per apprendere l’italiano con il movimento”, testo della Alma Edizioni destinato ad insegnanti di lingua italiana L2. Le attività raccolte in questo testo propongono attività bell’e pronte ma anche procedure che è possibile utilizzare nell’insegnamento di qualsiasi lingua straniera e ripetere tante volte anche con la stessa classe.

L’attività di Staffetta Analitica prevede che gli studenti, divisi in squadre, gareggino per trovare vari elementi lessicali e grammaticali in un testo precedentemente letto.
Dopo aver disposto i banchi in tre gruppi (la classe in questione è composta da 15 alunni), distribuito gli studenti in modo sufficientemente equilibrato dal punto di vista delle competenze linguistiche e assegnato i turni, ho dato loro un testo da leggere individualmente e discutere con i compagni del proprio gruppo (quando si lavora su un testo letto ad una lezione precedente, si dà qualche minuto per rileggere e riprendere contatto con il testo). Ho nel frattempo sistemato su tre banchi vicino alla lavagna (relativamente lontano dagli alunni) tre fogli di lavoro numerati da 1 a 12 (il numero delle domande varia naturalmente in base ai contenuti reperiti nel testo: in genere si predispongono dai 10 ai 15 quesiti) con accanto tre penne di colore diverso (verde, rosso, blu): ogni colore corrispondeva ad una squadra (A, B, C).

Ho poi spiegato le regole del gioco:
ogni numero corrisponde ad una diversa richiesta grammaticale o lessicale, per un totale di 12 domande;
le richieste scattano ogni 45 secondi (di solito i secondi a disposizione sono 30 ma stavolta i quesiti prevedevano in qualche caso un’elaborazione maggiore): in questo tempo i componenti della squadra si consultano per trovare l’elemento richiesto e solo l’alunno di turno si alza e corre al foglio della propria squadra (posizionato al punto opposto dell’aula) per scrivere la risposta;
la penna (che funge da testimone, come è tipico in una staffetta) viene normalmente consegnata al giocatore successivo (in qualche caso rimane sul banco, accanto al foglio, pronta all’uso);
i successivi 45 secondi possono essere utilizzati anche per scrivere ciò che non è stato completato in precedenza.

Ho infine dato il via all’attività, munita di timer e macchina fotografica con funzione video: foto e riprese saranno materia di condivisione con i colleghi del team internazionale per il progetto Erasmus+ di cui sopra.
Alla fine del gioco, ho attaccato i fogli di lavoro in fila alla parete, abbiamo controllato tutti insieme le risposte e decretato la squadra vincitrice.
Gioco e fisicità posti al servizio dell’analisi di un testo scritto in lingua straniera.

prof.ssa Anna Campisi Policano




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